venerdì 12 febbraio 2010

Era il Medioevo...e forse ancora è!

 











“Se fin dal medioevo è possibile individuare gruppi 
e rituali giovanili, sia rurali che urbani, solo nella seconda 
metà del XX secolo si sono formate delle unità complessive 
di giovani che hanno sentito di essere una“generazione”
in conflitto con quella precedente e ai quali l’industria 
commerciale si è rivolta come a un tipo particolare 
di consumatore.” 
L.Marconi,D.Tripputi, Musiche giovanili del Novecento
in P.Sorcinelli,A.Varni(A cura di), Il secolo dei giovani
Donzelli Editore,Roma2004, p.255 
Crf. A.Colombo, Ascesa e declino del conflitto generazionale
in Aa.Vv., Ragazzi senza tempo, Costa&Nolan, 1993 




















Per affrontare il connubio tra musica e sostanze in occidente, bisogna andare indietro nel tempo.








Una volta c'era il Medioevo....e forse ancora c'è, ma poco se ne parla. I giovani esistono oggi come esistevano allora. Oggi consumano di tutto in modo dissennato (sono loro il bersaglio del marketing). Nel medioevo consumavano quel poco che c’era in osteria, ma il bisogno di uscire da sé era il medesimo. L’osteria era il luogo per dimenticare le preoccupazioni quotidiane, poiché la realtà esterna, per quanto dolorosa possa essere, non riesce a superare il varco della soglia né a scalfire la gioia di una comunione sociale ritrovata. A dimostrarlo ci sono dei testi poetici noti come Carmina Burana, scritti tra XII-XIII sec. dai clerici vagantes, giovani studenti dediti a viaggiare in Europa per seguire lezioni di maestri noti in varie branche del sapere. A quanto pare i pellegrini non erano più soli ad affollare le strade d’Europa. Questi giovani on the road ante litteram non erano dei rivoluzionari, bensì dei chierici, uomini di chiesa distinti dai sacerdoti. Godevano di alcuni privilegi ecclesiastici relativi per esempio all’esenzione di molti tributi dovuti al potere civile. Inoltre, non avevano l’obbligo di restare casti e potevano sposarsi. Non tralasciavano di accusare la Chiesa, rea di essere troppo spesso corrotta e irrispettosa dei precetti originari.  Il concubinaggio e la simonìa erano i reati più diffusi che la riforma voluta da Gregorio VII (1073-1085) cercava di debellare. Insomma, i clerici vagantes erano moralisti tanto quanto sfrenati gaudenti[1].

 CONTINUA....


[1] Vedi Rossi Piervittorio (A cura di ), Carmina Burana, Bompiani,Milano, 1989, pag.XVII
 

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